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Violenza sessuale: pene gravi e false accuse
Violenza sessuale: pene gravi e false accuse

L’accusa di violenza sessuale è nei nostri tempi una delle più gravi che possa essere mossa contro una persona.
Logicamente trattasi di un reato sicuramente grave ed odioso e che andrebbe estirpato dalla nostra società anche per motivi di civiltà.
Infatti, i processi per tali reati si concludono molto spesso con condanne severissime che, oltre a comportare molti anni di carcere, non consentono al detenuto di ottenere una serie di vantaggi giudiziari che molto spesso vengono concessi agli altri detenuti in seguito all’osservazione del loro comportamento in carcere.
Tutto ciò ha una sua logica ed è anche giusto che sia così.
Tuttavia, proprio per la gravità della condanna e per le dure conseguenze ad essa successive, l’attenzione del Giudicante dovrebbe essere sempre al massimo livello perché, in caso di erronea valutazione della prova, si produce un danno gravissimo a carico di un innocente.
Noi tutti sappiamo come la denuncia per violenza sessuale nasca molto spesso contro chi ha avuto un rapporto di parentela, amicizia o addirittura sentimentale nei confronti del partner.
Molto spesso tali denuncie arrivano con anni di ritardo per qualche fatto che determina la persona offese a voler, dopo tanto tempo, ottenere quella punizione che per anni non si è cercata.
Qualche volta anche per il passare del tempo, ma principalmente di fronte ad un fatto scatenante di diversa natura, la parte offesa potrebbe essere spinta a denunciare fatti che, ancorché accaduti, magari ebbero sul momento una diversa valutazione.
La vita d’esperienza ci insegna che molto spesso dei rancori per delle offese subite in proprio o a carico di familiari possono determinare denunce per fatti accaduti molti anni prima e fino a quel momento mai lamentati con alcuno.
Cioè vi è il rischio che a volte ci si possa trovare per un interesse particolare a punire mediante calunnia un comportamento diverso da quello violento spostandolo nel tempo e nel luogo.
Tanto è vero che la Giurisprudenza della Cassazione ha più volte insistito a che la testimonianza della parte lesa dovesse trovare dei solidi riscontri specialmente quando la stessa parte lesa si è costituita parte civile nei confronti dell’imputato.
In buona sostanza, se è vero ch un comportamento illecito e violento va punto, e punito severamente, è anche vero che il Giudice deve maturare una sicura convinzione che l’imputato sia stato colpevole di quel comportamento ed è quindi giusto che gli vengano irrogati anni di carcere.
Tra l’altro, il reato di violenza a seconda del decorso temporale può incontrare alcune problematiche. In primo luogo ha la sua massima gravità se la vittima all’epoca del fatto no abbia compiuto 10 anni o magari 14 anni; così altre implicazioni e differenze vi sono se la vittima non abbia compiuto i 16 ed il 18 anni.
A quel punto, a fronte di un’accusa verbale da parte del denunciante, diventa fondamentale risalire alla data certa del commesso reato perché date precedenti o successive posso comportare conseguenze penale differenti: una per tutte la prescrizione del reato.
In buona sostanza si insiste sulla massima attenzione da parte del Giudice alla ricerca rigorosissima della prova affinché la colpevolezza venga eventualmente decretata, con l’irrogazione di una grave pena, solo quando tali elementi siano stati ampiamente valutati.

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Avv. Mario De Caprio
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